Bitcoin, le criptovalute e la fine dello stato

In questo testo vi parlerò del mio punto di vista sui motivi per i quali il Bitcoin – o ancor meglio in generale, le criptovalute - porterà alla fine di ciò che conosciamo come stato e di come questo processo potrebbe avvenire.

Premesse

Prima di iniziare, vorrei porre due premesse.

La prima è che la maggior parte degli esseri umani punta a raggiungere l'obiettivo scelto con il minor tempo e la minor fatica possibili. Allo stesso tempo, l'essere umano, mentre prosegue la strada verso i propri obiettivi, se trova una via nuova valuterà l'opportunità e, se gli sembrerà vantaggiosa, la percorrerà.

La seconda, è che non ha senso in questo momento focalizzarsi solo su Bitcoin e sugli eventuali problemi che possono esserci attualmente, come, ad esempio, la scalabilità, la mancanza di una buona privacy o la lentezza delle transazioni. Difatti, considerando che si tratta di un progetto open source – cioè di codice di software “aperto”, leggibile, copiabile e migliorabile – è plausibile ipotizzare che questi problemi verranno risolti nel tempo. Nel caso, invece, in cui questo non avvenga, sono già presenti sul mercato migliaia di criptovalute alternative che si evolvono ogni giorno.

Fra queste ce ne sono alcune che puntano proprio a risolvere al meglio i problemi sopra indicati.

Queste soluzioni vengono poi riprese da altre criptovalute, ed essendo tutto open-source, prosegue l'evoluzione su progetti attuali e futuri.

Il punto non è quindi se in futuro sarà proprio il Bitcoin ad avere la meglio rispetto ad altre monete: non è così rilevante, o meglio, lo è, magari, solo per i suoi attuali investitori.

Quello che si dovrebbe capire bene è invece la direzione in cui si sta andando attraverso l’evoluzione delle criptovalute.

La volatilità delle criptovalute: un “problema” superabile

Attualmente ci troviamo in un periodo di scoperta e di evoluzione della tecnologia un po’ come è stato, ad esempio, per l’arrivo delle prime automobili.

La maggior parte della popolazione, compresi i ceti abbienti, non ha ancora valutato le possibilità che questa tecnologia porta con sé, non ha ancora “percorso” quella strada, né deciso che cosa farne.

Proprio per questo Bitcoin mostra tuttora una straordinaria volatilità, che viene spesso citata come uno dei suoi principali problemi.

Prima di raggiungere una maggiore stabilità, servirà che la maggior parte delle persone abbia usato e compreso almeno le basi del funzionamento di questo nuovo tipo di moneta: dovrà quindi aver sperimentato l’uso del Bitcoin o di qualsiasi altra criptovaluta che ne condivida le basi tecniche ed economiche.

Da quel momento, lentamente, quando anche una maggiore stabilità dell’evoluzione tecnologica (scalabilità, velocità ecc…) sarà raggiunta, la popolazione mondiale potrà liberamente scegliere quale o quali criptovalute utilizzare, giorno per giorno, volta per volta.

Del resto non sarebbe una situazione molto diversa rispetto a quello che accadeva nel Medioevo, quando si utilizzava un sistema bi o trimetallico con oro, argento e rame.

Le Stablecoin

Aggiungo comunque un dettaglio sull’argomento stabilità:

Già ora sono presenti sul mercato delle criptovalute (o quasi), chiamate anche token, definite come “stablecoin”, cioè “moneta stabile”.

Queste particolari criptovalute hanno un valore spesso legato al Dollaro 1 ad 1, ma anche ad altre monete come l’Euro o lo Yuan.

Spiegherò poi in seguito nel dettaglio il funzionamento di queste stablecoin.

Le monete FIAT

Monete come l’Euro, il Dollaro etc. che vengono comunemente utilizzate, sono anche chiamate monete fiat. Con questo termine, che deriva dal latino, si intende indicare delle monete il cui valore è imposto da una qualche autorità.

Più avanti nel testo tratterò meglio anche questo punto.

Back to the point

Tornando all’argomento principale che intendo affrontare, perché credo che lo stato svanirà?

I motivi sono legati alle caratteristiche che il Bitcoin e la maggior parte delle criptovalute possiedono in confronto alle monete fiat e all’oro, usato in altri tempi come moneta.

Cercherò di elencarli e indicherò poi gli effetti che si avranno sulla società, questo fino al risultato supposto, cioè la fine dell’istituzione dello stato.

Deflazione: una caratteristica a vantaggio delle criptovalute

La prima e più importante caratteristica delle criptovalute è che puntano ad un'inflazione quasi nulla. Ovvero, scoraggiano l'offerta di nuova moneta, quindi la sua successiva perdita di valore, attraverso il loro protocollo.

Queste monete sono infatti composte da una quantità definita che non si può cambiare. Ad esempio, il Bitcoin ha non più di 21 milioni di unità, ma è divisibile attualmente per 8 decimali. Se pensate all’Euro invece, ha solamente 2 decimali.

Considerato che la loro quantità è limitata, è più probabile che sul lungo termine le criptovalute acquistino valore, come spesso avviene con tutto ciò che è raro.
Questo può accadere, però, se quel “qualcosa” che può essere collezionato è considerato utile da qualcuno e, in generale, dal libero mercato.

Fiat illimitate: da dove arriva l’inflazione

Contrariamente a quanto accade per le criptovalute, le monete fiat, invece, vengono create in continuazione per poter fornire sempre del credito. Tale azione viene fatta con l’obiettivo di incrementare artificiosamente il loro uso sui mercati, con un conseguente aumento dell’illusione di uno stato di benessere. Ne deriva una falsa percezione di una situazione economica positiva, che stimola all’acquisto di ulteriori beni e servizi, con il conseguente aumento dei loro prezzi.
Dal momento, però, che si tratta di una situazione di benessere economico solamente fittizia, il risultato sarà quello dell'inevitabile scoppio di bolle finanziarie.

Con la creazione illimitata delle monete fiat, cioè dell'inflazione, si ottiene la perdita del loro stesso potere d’acquisto. Questo fenomeno va a colpire i risparmiatori ma anche i lavoratori, il cui stipendio, apparentemente sempre uguale, in realtà vale e varrà ogni anno sempre meno.

Nel caso non fosse chiaro, vi propongo un esempio. Quest’anno il vostro stipendio è stato di 1.200 euro al mese e il prossimo anno rimarrà invariato. Ma a causa dell'aumento dei prezzi il vostro potere d'acquisto (cioè quello che potenzialmente potete acquistare) sarà inferiore rispetto a quello dell’anno in corso.

A questo punto qualcuno potrà dire: “ma gli stipendi possono essere aumentati e adeguati all’inflazione”.

Tralasciando le motivazioni e le modalità per le quali gli stipendi possano essere aumentati così, senza un reale aumento della qualità o quantità del lavoro svolto - che sarebbe un problema da trattare a parte - anche ipotizzando che fosse possibile, il loro aumento sarebbe comunque spesso in ritardo rispetto all’aumento dei prezzi.

In poche parole, lo stipendio avrà già perso il potere di acquisto ancor prima di essere incassato. Si spera sempre che lo stipendio aumenti in futuro… ma i prezzi saranno sempre già saliti grazie alla continua inflazione.

Considerate anche quando sentite annunciato che è aumentato il pil o che sono aumentati i soldi incassati dallo stato, questo capiterà sempre anche grazie all'aumento dei prezzi, causati appunto dall'inflazione.
Se aumentano i prezzi, visto che il tutto è calcolato in percentuali, ecco che per magia si potrà dire che il pil è aumentato e i soldi incassati dallo stato pure. Quando in realtà avrà giusto girato più denaro, sul mercato, e nelle tasse raccolte dallo stato. Denaro che però, ogni singola unità, varrà appunto meno dell'anno prima.

Ricordatevi bene questo punto più avanti quando entrerò più nel dettaglio dell'argomento inflazione.

Un passo indietro alla prima premessa

Sostanzialmente, quello che credo è che, tanto più diventerà facile l’accesso alle criptovalute, tante più saranno le persone che vi si avvicineranno.

La maggior parte delle persone, quindi, cercherà di avvicinarsi alle criptovalute proprio per via della prima premessa indicata all’inizio del testo: cercare, cioè, di raggiungere i propri obiettivi con il minor tempo e fatica possibili.

Quindi, se mettiamo insieme questa tendenza naturale dell’essere umano e i problemi legati all’inflazione, perché non cercare di avere nel proprio “portamonete” (che chiamerò da ora in poi “wallet”) qualcosa il cui valore è probabile che aumenti col tempo, invece di qualcos’altro (le monete fiat) che sicuramente perderà valore di anno in anno?

Questo ragionamento potrebbe interessare praticamente tutti, compresi i politici, le forze dell’ordine, i militari, servizi segreti, giudici e tutte le altre entità che formano il potere e l’infrastruttura statale.

In una prima fase probabilmente solo una piccola parte del loro stipendio, o del loro tesoretto, verrà da loro convertita in criptovaluta. In un secondo momento, poi, vedendo aumentare il valore nel tempo, ancora e ancora, aumenteranno la loro esposizione nei confronti di questo tipo di “investimento”.

Tutto inizierà così, con un piccolo tentativo di investimento, esattamente come già accadeva in passato, e accade tuttora, con chi acquista oro, diamanti, quadri, azioni in borsa etc.

Un altro risvolto positivo: la diminuzione del consumismo sfrenato

Un aspetto da non sottovalutare per quanto riguarda le criptovalute legato alla tendenza deflattiva - cioè all’aumento del valore nel tempo - riguarda un tema molto attuale: il consumismo. Questa caratteristica intrinseca delle criptovalute potrebbe far imparare l’importanza del risparmio con l’obiettivo di “mettere da parte ora, per poter spendere di più in futuro, in cose più importanti o di maggior qualità”.

L’uso delle criptovalute potrebbe quindi avere risvolti positivi nella limitazione dell’attuale consumismo in cui la nostra società si trova. Allo stesso tempo, però, gli eventuali impulsi agli acquisti sfrenati non sarebbero limitati in alcun modo:

La libertà di scelta sarebbe sempre presente.

La divisibilità delle criptovalute

Esiste un’altra enorme differenza fra gli investimenti più comuni (es. acquisto di diamanti o di opere d’arte) e le criptovalute.

Le criptovalute, essendo dei software (aggiornabili e migliorabili) sono facilmente divisibili, anzi, potenzialmente infinitamente divisibili.

Si possono inoltre spendere (trasportare) online da una parte all’altra del mondo, senza intermediari.

Infine, tutte le criptovalute possono essere trasferite con sicurezza anche senza conoscere l’identità reale di chi paga e chi riceve. Anche questo punto verrà trattato meglio più avanti.

Ritornando alla divisibilità, perché questa caratteristica può avvantaggiare l’uso delle criptovalute? Per semplicità, prendiamo ad esempio un quadro. Un quadro non può essere diviso in pezzetti, che possano essere a loro volta scambiati con pezzettini di altri quadri. I quadri hanno valore solo nella loro integrità.

La stessa cosa vale per i diamanti.

Inoltre, gli scambi con questo tipo di oggetti di valore non possono essere fatti in sicurezza, via remoto online e senza intermediari. Questo perché non sono né divisibili né tantomeno fungibili.

Introduciamo quindi un’altra caratteristica delle criptovalute.

La fungibilità

I Bitcoin, e in generale le criptovalute, con le loro rispettive unità, possono essere scambiate con altre corrispettive unità con la "quasi" certezza che abbiano ugual valore e validità.
Fra poco scriverò meglio perchè dico "quasi".

Cosa si intende con fungibilità?
Per fare un esempio, lo scambio tra criptovalute con una stessa unità avverrebbe così come avviene quando scambiamo una moneta da due euro con un’altra sempre da due euro. Questo è possibile perché sono fungibili tra di loro.

Le criptovalute, soprattutto le più evolute, hanno anche la possibilità di essere scambiate fra loro (quindi anche fra monete differenti), completamente online e in modo trustless, cioè, senza intermediari che facciano da garante. Non tratterò nel dettaglio questa parte, perché non penso sia fondamentale per comprendere il punto principale a cui voglio arrivare.

Se andiamo indietro nel tempo, troviamo un materiale ben preciso che veniva utilizzato come moneta proprio perché aveva alcune caratteristiche che la rendevano appetibile come tale: l’oro. Queste caratteristiche, elencate di seguito, non si discostano molto da quelle delle criptovalute:

Prima ho scritto "quasi".
Questo perché certe criptovalute, fra cui il Bitcoin, per quanto il protocollo non richieda alcuna verifica di identità, ma visto che tutte le transazioni sono "pubbliche" e cioè visibili, è quindi anche possibile risalire a precedenti proprietari e passati scambi. Questo magari effettuando vari controlli incrociati.
Vista questa possibilità, potrebbe essere possibile identificare l'uso e provenienza precedente di certi Bitcoin, e qualcuno potrebbe contestare questa provenienza o avere opinioni differenti sul loro valore. Questo magari sempre per timore che qualcun altro in futuro con cui avesse a che fare, potrebbe anche lui contestargli la provenienza.
Per risolvere questi problemi su criptovalute che non abbiano una privacy perfetta, come ad esempio il Bitcoin, vengono usati strumenti/servizi aggiuntivi, scollegati dal protocollo principale, per nasconderne la tracciabilità.
Ritratterò ancora l'aspetto privacy più avanti nel documento.

Dall’oro alle monete coniate

Alcune delle caratteristiche dell’oro, però, non erano perfette, o comunque non soddisfavano pienamente le necessità.

Un esempio è fornito dalla qualità stessa dell’oro. Difatti non sempre era possibile essere certi che la qualità o la quantità d’oro fosse uguale per ogni unità di peso (carati) e, quindi, che non fosse mescolato con altri metalli. Per ovviare al problema, alcuni mercanti iniziarono a marchiare delle monete d’oro con un loro simbolo per indicarne la validità, qualità e quantità.

Il loro marchio faceva da garante.

Il passaggio successivo fu quello in cui un’autorità, magari un tiranno ma più in generale lo stato, iniziò ad arrogarsi il diritto di coniare moneta, imponendosi come unica autorità con il permesso di farlo, sempre mettendoci sopra il suo marchio.

Nemmeno il monopolio del conio impediva alla stessa autorità di svalutare le sue stesse monete (inflazionandole) andando a mescolare il contenuto d’oro con altri metalli, spesso di nascosto, appunto per poterne creare di più.

Il marchio nelle criptovalute: il Consenso

Nelle criptovalute, l’operazione centralizzata di marchiare la moneta per assicurarne la validità viene sostituita dal sistema di consenso peer to peer (p2p).

La rete di una criptovaluta è formata dai suoi utenti che installano all’interno dei propri dispositivi - desktop o smartphone - il software scritto in modo tale da rispettare determinate regole. Si parla quindi di regole scritte proprio all’interno del codice del software.

È sempre possibile creare software alternativi a quello principale e più utilizzato, ma richiede un grosso impegno da parte dei suoi programmatori sia per restare al passo con lo sviluppo, che per rispettare il protocollo e le regole di consenso.

Tutti i dispositivi, attraverso il software e la rete Internet, si connettono poi fra loro, senza usufruire di un server centrale, e si scambiano informazioni rispettando tutti le stesse regole. Se qualcuno prova a modificare il software localmente e cerca di collegarsi comunque alla stessa rete di quella determinata criptovaluta verrà ignorato. I software installati nei dispositivi degli altri utenti non saranno infatti in grado di comunicare con la versione modificata.

Questo vale anche per chi cercasse di barare e/o truffare.

Non può quindi esistere una unità o una certa quantità di criptovaluta “falsa”, e anche se fosse, esisterà solo sul dispositivo di chi ha tentato di crearla, con la sua versione modificata del software.

Tale criptovaluta falsa sarà ignorata da tutti gli altri software originali, installati dagli altri utenti, che non saranno quindi in grado di comprenderne l’esistenza, visto che non ne rispetterà le regole matematiche di comunicazione. Questo accade perché sarebbe come cercare di far leggere ad un software dei file generati da un software differente e, quindi, incompatibile.

Regole diverse, incompatibilità totale.

Qualcuno potrebbe chiedersi: “Ma allora come può evolversi una criptovaluta se non si possono fare modifiche?”

L’evoluzione delle criptovalute ha diverse vie, ma in generale tutte utilizzano una partecipazione attiva “monetaria” o di spesa, fatta con la stessa criptovaluta, o sulla rete della stessa, per far validare il “peso” del proprio voto.

Non è quindi una democrazia, i “voti” dei partecipanti non hanno tutti lo stesso valore.

Questo tipo di votazione può essere paragonato a quelle che avvengono nelle società per azioni. I voti si baseranno infatti sulla dimensione dell’investimento richiesto ai partecipanti. Maggiore l’investimento, più pesante il voto.

Quando la maggioranza del valore investito indica una direzione, è abbastanza probabile che sarà quella la direzione presa dagli sviluppatori per apportare modifiche ai codici software.

Tale sistema, basato sul dare un peso diverso ai voti in funzione dell’importanza dell’investimento fatto dai votanti stessi, fornisce una maggiore garanzia sull’allineamento dell’evoluzione della criptovaluta stessa con la direzione indicata dalla votazione.

Difatti, attraverso questo sistema viene automaticamente disincentivata una votazione volta in una direzione che possa danneggiare la stessa rete: votare in questa direzione “dannosa” comporterebbe infatti una pesante perdita per il votante, il che metterebbe a rischio il suo stesso investimento.

Per i motivi appena descritti si suppone poi che, una volta apportate le modifiche in seguito ad una votazione, i partecipanti della rete aggiorneranno tutti insieme il software con le nuove modifiche precedentemente approvate.

Nel caso del Bitcoin, avrete sentito che è richiesto un lavoro di controllo che viene effettuato da dei computer. Questo lavoro richiede una spesa energetica, che non è quindi mai gratuita. Di conseguenza, per tale lavoro viene fornito una sorta di compenso, un premio, che sarà in Bitcoin.

Ma non finisce qui. I Bitcoin così ricevuti si possono sbloccare solo dopo un determinato di tempo. Tale sblocco richiede altro lavoro di controllo.

Di conseguenza questo sistema scoraggia comportamenti che rischierebbero il danneggiamento della rete. Infatti, chi vuole ricevere “il premio” non ha alcun interesse poi a danneggiarla in quanto se lo facesse non sarebbe in grado di ricevere il premio in Bitcoin che gli è stato assegnato.

Se qualcuno lavorasse contro la rete, facendola funzionare male, gli utenti della rete venderebbero i loro Bitcoin, facendone perdere valore sul mercato. Di conseguenza, chi ha svolto il lavoro, spendendo energia (appunto non gratuita), si ritroverebbe con un premio di valore più basso rispetto alla spesa sostenuta, o, addirittura, di valore nullo.

In questo modo, l’interesse di chi controlla lo stato della rete di Bitcoin è impostato per essere il più possibile allineato con il futuro valore della moneta stessa.

Come già detto quindi, questo aspetto che ad esempio il Bitcoin usa, cioè del lavoro di controllo e di guida ad eventuali aggiornamenti attraverso il calcolo, richiede un certo uso di energia. Con il passare del tempo, questo consumo di energia è andato ad aumentare, in relazione all’uso e alla richiesta di sicurezza delle transazioni, per via dell’aumento del suo valore.

In generale si contesta questo aspetto come se si trattasse di uno “spreco di energia”.

Dipende sempre dal punto di vista. Il consumo energetico attuale del sistema bancario e dei relativi sistemi che ne fanno uso è più alto di quello del Bitcoin. Chi userà principalmente Bitcoin, ed è convinto della sua validità ora e a lungo termine, penserà invece che siano le banche ad essere uno spreco di energia.

Da notare che comunque questo lavoro (nel Bitcoin) è una “competizione” fra i controllori. Ogni inefficienza nell’uso energetico da parte di un controllore, diventa un vantaggio a discapito della competizione contro gli altri. In base a questo, si ipotizza, ma sta già avvenendo tuttora, che l’incentivo economico di questo sistema possa di fatto spingere molto verso la ricerca di migliori sistemi di energia rinnovabile e/o nucleare più efficienti.

Ma non è l’unico metodo. Altri metodi di controllo e verifica sono in corso di studio o già attivi su altre criptovalute.

Altri si basano ad esempio sull’uso dello spazio sui dischi, oppure sull’accumulazione e vincolo di una certa quantità di valore, impossibilitando l’utente di poter vendere tale quantità bloccata per un certo periodo di tempo.

Anche qui, mentre l’utente può eventualmente ricevere pian piano un premio per questo suo investimento bloccato, sarà comunque incentivato a comportarsi bene nella sua validazione della rete, per evitare che il valore bloccato rischi di calare per un suo controllo dannoso della rete.

Come scritto prima, questo mondo delle criptovalute è in continua evoluzione, e se non sarà il Bitcoin a sviluppare funzionalità che abbiano dimostrato di essere migliori, lo farà un’altra moneta.

Il mercato, e quindi ogni singolo individuo, farà sempre la sua scelta.

Le criptovalute, tra affidabilità e futuro

I progetti di criptovaluta sono numerosi, però non tutti possono essere considerati affidabili, né, tanto meno, certi di avere un futuro.

Va detto che alcune criptovalute, molte di fatto non lo sono nemmeno tecnicamente, vengono appositamente create per estorcere denaro alle persone meno preparate sulla materia e che tendono ad avvicinarsi incuriosite e speranzose di poter ottenere un guadagno facile e veloce.

Tuttavia, i progetti di criptovalute che hanno alle spalle un team impegnato da tempo nello sviluppo del software, con uno storico di promesse mantenute, possono essere considerati più affidabili in quanto hanno una maggior probabilità di proseguire il loro lavoro nel tempo.

Un altro aspetto importante da considerare riguarda la quantità della criptovaluta. Nello specifico, è importante verificare se la quantità della criptovaluta che stanno sviluppando sia “limitata”, o, quantomeno se sia previsto di farla diventare tale. Ciò significa che, se il progetto avrà successo, tale criptovaluta diventerà sempre più rara sul mercato e, quindi, di maggior valore. In questo caso, durante le prime fasi di sviluppo sarà possibile acquistarla ad un valore probabilmente ben più basso di quello che, potenzialmente, avrà in futuro.

A questo punto è importante precisare che non ha molto senso comprare criptovalute se lo si fa con l’unica intenzione di incassare un guadagno da sfruttare utilizzando il sistema delle monete fiat. O meglio, sebbene una speculazione di questo tipo possa portare ad un ritorno economico nel breve termine, non è adatta ad una visione di lungo periodo.

Vi lascio un consiglio: se volete cambiare una criptovaluta di cui siete in possesso, converrebbe convertirla in una, o più criptovalute, che riteniate possano avere una maggiore diffusione e utilizzo in futuro.

Il ragionamento appena fatto vi sarà più chiaro una volta che avrete completato la lettura di questo testo.

Le criptovalute: validità assicurata

Dal momento che è certo che, quando si utilizzano criptovalute ci si trova in una rete dove tutti condividono le medesime regole affinché funzioni, la validità è sempre assicurata.

I Bitcoin, o le criptovalute che riceverete e visualizzerete sul vostro wallet (portafoglio) digitale, saranno sempre e comunque valide.
Questo è garantito dal fatto che quella determinata criptovaluta risulta essere compatibile con le regole scritte nel software installato sul vostro dispositivo e su quello di tutti gli altri utenti.

Di conseguenza non c’è possibilità di ricevere delle quantità di criptovalute “false”, ad esempio dei Bitcoin falsi. Se avrete ricevuto dei Bitcoin, o altre criptovalute, sul vostro wallet digitale, saranno vere e verificate, anche se non conoscete l’identità di chi ve le ha inviate.
Difatti l’identità di chi invia criptovalute è irrilevante per il funzionamento del protocollo e per le regole del software della criptovaluta usata.

La nascita delle banconote

Facciamo un passo indietro. Quando veniva utilizzato l’oro come moneta di scambio, il trasferimento di grosse quantità poteva risultare rischioso e, quindi, diventare scomodo per determinati scambi. Proprio per ovviare a questi problemi vennero create le cambiali da quelli che furono i primi istituti bancari.

Spesso si trattava di famiglie o mercanti molto ricchi e conosciuti che, ricevendo l’oro in deposito, facevano da garante. Le cambiali (o certificati) servivano per rendere più semplice il trasferimento di proprietà (quindi al portatore) da una persona all’altra di grosse quantità d’oro, o altri valori.

Il “Gold Standard” e la sua fine

Siamo arrivati ad un altro passaggio che ha portato alla situazione delle banconote cartacee "attuali", che un tempo corrispondevano a metalli nobili e ad altri valori detenuti dalle “banche” emettitrici al tempo del “Gold Standard”.

Con “gold standard” si intende la garanzia di convertibilità in oro che doveva fornire una banca per ogni banconota emessa. In parole povere, ogni banconota emessa da una banca doveva corrispondere ad una determinata quantità di oro che poteva essere riscattata (convertita) in qualsiasi momento.

Il Gold Standard fu poi abbandonato perchè al tempo gli USA avevano creato troppa moneta e non erano più in grado di garantire il cambio da banconote ad oro.
Sarebbe dovuto essere il fallimento degli USA, ma essendo considerata una super potenza, il resto degli stati accettò, anche perchè sarebbe stato comodo anche per a loro.

Infatti, la creazione illimitata di moneta da parte dello stato, sempre imponendone l’uso, è fondamentale per portare avanti i suoi fini di espansione e controllo della popolazione, o per socializzare (sempre con la loro generale perdita di valore) il salvataggio di aziende/attività altrimenti fallimentari.

Tutte le principali guerre sono state finanziate in questo modo, creando cioè moneta senza limiti per finanziare armamenti e pagare soldati da mandare a morire al fronte. Quindi, in aggiunta alla distruzione portata dalla guerra, si aveva anche il continuo impoverimento dei risparmiatori e dei lavoratori a causa dell'aumento dei prezzi che si veniva a creare.

Praticamente una tassa invisibile per finanziare distruzione e morte.

Molte guerre, come le due guerre mondiali, non ci sarebbero state - o sarebbero durate molto meno - se non ci fosse stata a finanziarle l’emissione continua di moneta creata dal nulla.

Oro non infinitamente divisibile

Facciamo nuovamente un passo indietro per tornare ai problemi dell’oro, nello specifico per parlare di divisibilità. Se, ad esempio, il valore dell’oro aumentasse molto nel tempo, per scambi corrispondenti a piccoli importi ne servirebbero quantità molto piccole. Oppure, nel caso in cui per qualche motivo parte di esso andasse perso, potrebbe capitare che sul mercato, fisicamente, non se ne trovasse più abbastanza per far proseguire gli scambi.

Immaginate come, magari, una sola pepita d’oro dovesse soddisfare gli scambi di un paese intero. Non potrebbe.

Il problema di base è legato al fatto che l’oro non può essere diviso in quantità infinitesimali. Nessuna tecnologia passata o presente consente infatti di poter fisicamente utilizzare porzioni infinitesimali di oro (a scala atomica o subatomica) che permettano di effettuare scambi in sicurezza senza dover far riferimento a un ente terzo che faccia da garante.

In passato, inoltre, non era possibile essere interconnessi come avviene ora grazie ad Internet e, quindi, non si poteva conoscere l’offerta e la domanda dell’oro in ogni altra parte del mondo, dove magari si poteva andare a recuperarlo effettuando qualche scambio. Magari alcune comunicazioni avvenivano, ma in modo molto più lento, e comunque i pochi che facevano da intermediatori potevano approfittare in anticipo di queste opportunità.

Anche se ci fosse stato modo di trovare quest’oro, poi ci sarebbero stati i costi di trasporto e di sicurezza, comunque troppo alti.

Potevano capitare quindi situazioni dove l’oro presente non bastasse fisicamente alla popolazione locale, a causa, appunto, dell’impossibilità di frazionarlo e utilizzarlo in parti infinitesimali.

Questo è stato uno dei motivi che ha favorito la creazione di nuove monete dal nulla, con lo scopo di soddisfare il bisogno locale, ma ricadendo ancora nei problemi legati alla gestione centralizzata con intermediari. Chi gestiva quella moneta poteva infatti crearne di nuova dal nulla e a piacere, di nascosto o pubblicamente, e questo avrebbe portato sempre alla loro perdita di valore.

Criptovalute e divisibilità, un approfondimento

Anche se è un concetto già espresso sopra, ci tengo a ribadire che le criptovalute sono invece potenzialmente infinitamente divisibili.

Qualunque quantità attualmente considerata minima di una criptovaluta, potrà essere ulteriormente divisa in quanto si parla di quantità gestite da software che si basano su regole matematiche.

Questo significa che, essendo infinitamente divisibili, se in un determinato momento rimanesse una sola unità, “la più piccola”, potrebbe potenzialmente soddisfare ancora tutti gli scambi mondiali. Se l’ulteriore suddivisione non fosse subito disponibile, basterebbe un aggiornamento del software per renderla tale.

Inoltre, dal momento che ora ci troviamo in un mondo completamente interconnesso, se in un qualunque momento, da qualche parte del mondo ci fosse carenza di criptomoneta (dal vicino di casa, al villaggio a fianco, fino all’isola più remota), basterà che qualcuno offra qualcosa, un prodotto o servizio, ad un prezzo vantaggioso, per poter ottenerne un po’.

Magari un prodotto o un servizio, offerto ad un prezzo leggermente più concorrenziale, perché possa ricevere in cambio, quindi anche online, un po’ di criptovaluta, in poche parole, un po’ di moneta. Questa piccola frazione di criptovaluta, qualunque essa sia, potrà essere usata ed eventualmente divisa ancora e ancora.

Qualunque piccola frazione di criptovaluta potrà quindi essere utilizzata per soddisfare tutto il fabbisogno mondiale di transazioni, cosa impossibile e impensabile se consideriamo l’oro o le monete fiat. L’utilizzo delle criptovalute porrebbe quindi le basi per risolvere ogni eventuale problema di carenza monetaria.

Quadri e francobolli, un nonsense.

Spero che ora sia ben chiaro il motivo per cui non abbia senso il confronto fra le criptovalute e i quadri, i francobolli, i tulipani (etc.) che mi è parso di sentire in alcune tristi occasioni.

Non mi stancherò mai di ripeterlo: le criptovalute sono infinitamente divisibili e sempre fungibili tra loro, mentre altri oggetti, anche se potenzialmente di valore, hanno valore solo nella loro integrità e singolarità. Senza contare poi altri problemi che deriverebbero da un loro uso intensivo che li porterebbe a rovinarsi e a perdere di valore.

Quindi, le criptovalute possono essere facilmente usate come moneta, a differenza di altri oggetti come quadri, francobolli e tulipani.

Il credito bancario

Un altro motivo per cui la moneta iniziò ad aumentare senza sosta, come avviene tuttora, è il credito bancario.

Un tempo una banca avrebbe potuto fornire credito solo in funzione del valore presente nei suoi depositi. In sostanza, se deteneva “100”, avrebbe potuto prestare solo “100”. Ma soprattutto, i depositanti erano a conoscenza di quei possibili prestiti, e quindi, se la banca avesse prestato parte dei loro soldi, sarebbero stati consci di non poterli ritirare tutti in un qualsiasi momento. I depositanti avrebbero infatti dovuto aspettare la restituzione da parte dei debitori, più gli interessi guadagnati.

Mettiamo il caso in cui una banca presti di più di quanto detenga, ad esempio creando più cambiali di quanto oro abbia nei depositi, o prestiti senza il consenso dei depositanti. Potrebbe capitare che in una qualche situazione di incertezza di mercato, alcuni o tutti i depositanti tornino alla banca per riprendersi i loro valori o parte di essi, con il risultato che, alla fine, qualcuno o tutti non trovino più quanto serviva per soddisfare le loro legittime richieste. La banca, in tal caso, avrebbe truffato i suoi propri clienti.

Riserva frazionaria legalizzata

Ora, però, la situazione è completamente cambiata.

Da quando è stato abbandonato il gold standard, le banche centrali non hanno più limiti di emissione, mentre le banche normali si avvalgono della riserva frazionaria. In poche parole, significa che possono prestare molto di più di quanto hanno nei loro depositi, andando a creare, di fatto, nuova moneta che prima non esisteva (inflazione) con l’effetto, quindi – come spiegato precedentemente – di aumentare i prezzi di beni e servizi.

Voglio precisare, però, che di per sé non sarebbe un problema se una banca facesse riserva frazionaria, anche se ci trovassimo in un mondo di piena diffusione di criptovalute, ma questo dovrebbe essere ben chiaro ai suoi clienti. Una banca che fa riserva frazionaria, se gestita da abili investitori, potrebbe ad esempio garantire un ritorno maggiore ai suoi depositanti rispetto ad altre banche che non lo fanno. Del resto, non è molto diverso da quello che succede con i fondi di investimento, che non sono però privi di rischi.

Questi possibili abili investitori, sarebbero poi quelli che farebbero credito a qualcuno o a qualche attività imprenditoriale.

Comunque, il cliente, una volta a conoscenza delle dinamiche della banca, si informerebbe e potrebbe scegliere liberamente in quale banca depositare, e cioè in una con o senza riserva frazionaria.
Sarebbe quindi conscio che, seppur ricevendo degli interessi maggiori rispetto ad altre banche, non è detto che sarebbe però in grado di ritirare tutti i suoi valori, in qualsiasi momento.
Questo ripeto, anche se si trattasse di criptovalute.

Benefici privati, danni socializzati

La situazione attuale, però, non è ben chiara a molti. I timori che scaturiscono una volta comprese queste dinamiche vengono attenuati dai promotori di questo sistema, portato avanti con le monete fiat, attraverso la rassicurazione che, nel peggiore dei casi, sarebbe la banca centrale a garantire il deposito, creando all’occorrenza nuova moneta.

Sebbene questo sistema possa sembrare sicuro ed efficace, tenderà comunque per forza a farne calare il loro valore. Inoltre, anche se i clienti delle banche fallite recuperassero il loro denaro, pagherebbero comunque indirettamente - come stanno pagando tuttora - anche per i fallimenti capitati ad altre banche di cui al tempo del fallimento non erano loro clienti.

L'inflazione, cioè creare nuova moneta, è una tassa invisibile.

Gli investitori bancari e non, che nella situazione attuale di moneta potenzialmente illimitata ricevono sempre credito, si trovano a gestire facilmente soldi non propri, o comunque ricevuti senza il giusto lavoro e fatica.

Immaginate quanto possa essere accurato il lavoro di una persona il cui stipendio non subisce ripercussioni – anzi, in alcuni casi potrebbe anche aumentare – in seguito a rischi assunti o errori commessi sui risparmi di altre persone!

Gli investitori bancari, o chi riceve facile credito dalle banche, non sono quindi frenati dal rischio delle ripercussioni sul proprio stipendio e tenderanno a rischiare più del dovuto negli investimenti e nelle speculazioni, senza una giusta remora.

Nel caso qualcosa vada male, sanno che ci sarà comunque la banca centrale a risanare tutto, creando altra moneta, e scaricando quindi il costo di eventuali fallimenti su tutta la popolazione che subirà passivamente questa tassa invisibile: l’inflazione.

Speculatori cattivi

Anche per il motivo appena descritto, purtroppo, ora si dà un senso sempre negativo alla parola speculazione. Gli speculatori vengono generalmente sempre visti come persone senza cuore, che si prendono i nostri soldi senza permesso, per poi perdere tutto danneggiando l’economia del nostro paese.

Speculare, però, significa semplicemente osservare e cercare di anticipare il futuro.

Non c’è niente di male a speculare sul mercato “con i soldi propri”. Rischi, perdite o guadagni saranno personali, risultati delle proprie scelte, giuste o sbagliate che siano. Si guadagnerà o si pagherà personalmente per queste scelte.

Questo però, non accade nel caso delle speculazioni portate avanti dalle banche o finanziate da esse. I ricavi saranno delle banche, ma le perdite e i fallimenti saranno invece sempre socializzati con la tassa invisibile dell’inflazione.

Effetto Cantillon

L’effetto dell’inflazione è in realtà ancora peggiore di quello che può sembrare.

Spiegherò ora l’effetto Cantillon, altro punto che sfugge a molti.

Nel 1730 l’economista Richard Cantillon pubblicò un saggio sulla natura del commercio. In tale saggio spiegava anche la meccanica della creazione della moneta e la sua influenza sull’economia.

Fra i punti promossi dai promotori delle monete fiat, e della sua creazione illimitata, c’è anche il seguente: quando viene creata nuova moneta, questa può essere distribuita con l’obiettivo di aumentare i movimenti di mercato nei momenti di crisi.

La promessa è che abbia poi un effetto benefico sulla società.

In realtà, oltre ai vari problemi che questa creazione può portare - come il gonfiarsi ed il successivo scoppio di bolle finanziarie i cui danni spesso ricadono sempre sui ceti medi e più poveri - c’è dell’altro.

L’inflazione andrà proprio a danneggiare chi realmente avrebbe avuto più bisogno dei benefici “promessi”. Andrà infatti a colpire in particolare i lavoratori che si trovano in fondo alla catena produttiva, provocando una diminuzione del potere d’acquisto dei loro stipendi e dei loro risparmi, e, ovviamente, andrà a colpire anche i più poveri. Questo avviene perché gli unici a beneficiare della nuova moneta saranno quelle realtà più vicine all’ente che crea questa nuova moneta, che è rappresentato dalla banca centrale. I primi a ricevere la nuova moneta faranno parte infatti della classe finanziaria, cioè quell’entità più a contatto con attività monetarie, che sono rappresentate dalle banche, da tutte le istituzioni finanziarie di ogni genere e dagli enti statali. Fra questi soggetti troviamo anche aziende che hanno stretti legami con lo stato attraverso sussidi, legami politici o appalti, magari truccati.

Perché sono solo loro i primi e unici a beneficiarne e non anche gli ultimi della catena?

Il motivo è semplice: quando queste entità, e le persone ad esse legate, ricevono per prime le monete appena coniate, utilizzando questo denaro sul mercato troveranno i prezzi “attuali” di materie prime, beni e servizi (ovvero, i prezzi non ancora alzati proprio a causa dell’aumento degli acquisti, o meglio, aumento di “domanda”). Via via che questa nuova moneta creata si diffonde su tutta la popolazione, si va a creare nuova “domanda” sui mercati di beni, servizi e materie prime che provocherà l’aumento dei prezzi.

Di conseguenza, se e quando tale nuova moneta arrivasse nelle tasche dei più poveri, di coloro che si trovano in fondo alla catena lavorativa o dei piccoli risparmiatori, questi non ne trarranno beneficio perché, nel frattempo, il potere di acquisto sarà cospicuamente crollato.

Ma soprattutto, i risparmi di queste categorie avranno un valore inferiore rispetto a quando erano stati messi da parte. I più poveri, quindi, si ritroveranno ancora più in difficoltà per via, appunto, dell’aumento dei prezzi.

Pensate come possa essere sfuggevole questa cosa. Alcuni di voi però conosceranno bene questa sensazione.

Anche se con la ricezione di finanziamenti sul mercato da parte dello stato, l’industria dove state lavorando iniziasse a ricevere nuove commissioni, o nuove richieste di prodotti su cui lavorare, la vostra situazione finanziaria non migliorerà, o comunque non di molto.

A fine mese e a fine anno, pur avendo lavorato anziché restare a casa o in cassa integrazione, continuerete comunque a sentirvi più poveri rispetto agli anni precedenti.

Ecco spiegato appieno l’effetto Cantillon e dell’inflazione.

L’inflazione porta quindi ad una tassa invisibile e nessun vantaggio al ceto medio o basso. Anzi, gli porterà via anche parte di quello che avevano faticosamente risparmiato in precedenza. Renderà anche sempre molto più difficile per i ceti medio/poveri uscire da situazioni di difficoltà economica, o anche solo migliorarla un poco.

Moneta imposta, fino a quando?

Probabilmente ora avrete un’idea più dettagliata degli effetti specifici dell’inflazione, ma immaginiamo per un attimo di tornare a saperne di meno, al punto in cui sapevamo solamente che l'inflazione avrebbe portato all'aumento dei prezzi e quindi alla “perdita di potere d'acquisto”.

Anche solo con questa semplice informazione, di fronte ad una scelta completamente libera, la maggioranza delle persone, quale tipo di moneta preferirebbe come pagamento tra le monete fiat (come euro, dollaro o altre), che si sa con certezza che perderanno valore, e le criptovalute che, invece, potrebbero potenzialmente aumentare di valore?

Tanto più sarà facile e comprensibile questa nuova libertà di scelta, tanti più saranno quelli che percorreranno questa nuova via.

Esistono pochi modi per indurre le persone a scegliere una moneta che sempre ha la certezza di perdere di valore, e sono: l’uso della forza, della violenza, del raggiro e della truffa.

Attualmente la popolazione è obbligata per legge, e quindi con la forza, a pagare le tasse e a coprire i debiti con questo tipo monete, le monete inflazionate, le monete fiat.

Ma cosa succederebbe se, invece, queste monete inflazionate pian piano nessuno volesse usarle o ricevere?

Pieno controllo

Dopo questo ovvio confronto fra inflazione e deflazione, va considerato un altro punto fondamentale dove le criptovalute primeggiano sulle fiat.

I wallet digitali delle criptovalute, sia su computer desktop che mobile (come gli smartphone), sono pienamente controllati dai loro utenti.

Non c’è bisogno quindi di servizi terzi come i conti correnti bancari o di servizi di pagamento online.

Esistono tuttavia delle pseudo-banche per le criptovalute, ma non è obbligatorio usarle, anzi, l’idea alla base delle criptovalute è proprio quella di poterle utilizzare senza bisogno di banche e intermediari.

Si può quindi avere il pieno controllo di queste monete che, a differenza dei contanti in cassaforte, nascosti sotto al materasso o nelle pareti, possono essere sempre trasferite online, in ogni parte del mondo connesso ad Internet.

La mancanza di intermediari ha anche un’altra conseguenza: queste monete non sono facilmente sequestrabili, almeno finché gli utenti le conservano sui propri dispositivi personali e non in servizi tipo banche online o exchange.

Né tantomeno è possibile interferire sui trasferimenti, ad esempio bloccandoli in qualche modo.

Senza intermediari, infatti, non c’è un contatto o un luogo dove le autorità (statali e non) possano intervenire fisicamente o con minacce legali per chiedere i dati degli utenti o interferire con i loro soldi per rubarglieli.

Rimane certamente sempre possibile il sequestro completo dei dispositivi. Ma tale sequestro non corrisponde per forza anche al sequestro delle criptovalute.

Se gli utenti avessero protetto i loro dispositivi con una buona password, e alla prima creazione del wallet avessero fatto un backup (messo poi al sicuro altrove), allora essi, a meno che non siano stati imprigionati, avrebbero comunque modo di recuperare i loro soldi. Nel caso peggiore potranno comunque farlo una volta usciti dalla prigionia.

Spiego ora più in dettaglio questa funzionalità.

Numeri come identità

Avevo già scritto nei primi paragrafi che i trasferimenti delle criptovalute possono essere fatti senza verifiche di identità, senza sapere chi sia colui che invia o colui che riceve.

Ripeto, la presenza di verifica di identità, non è qualcosa previsto dai protocolli delle criptovalute.

Ciò che possiamo indicare come “identità” nelle criptovalute sono i vostri wallet, che sfruttando la crittografia e non sono altro che dei numeri “molto grandi”. Alla creazione del wallet, vengono creati dei numeri privati, che conoscerete solo voi (o meglio, il vostro wallet), e dei “corrispondenti” numeri pubblici, che darete agli altri, esattamente come quando fornite l’IBAN per ricevere un pagamento.

La creazione di questi numeri avviene localmente sul vostro dispositivo, seguendo regole matematiche, ma potreste fare lo stesso anche lanciando dei dadi. Non c'è bisogno di essere collegati ad Internet.
Su Internet potete trovare delle indicazioni più precise su come funziona questo processo.

Comunque sempre questi numeri li troverete segnalati su testi più tecnici con i nomi “chiave pubblica” e “chiave privata”.

Visto che si tratta giusto di numeri, è sempre possibile creare, senza alcun costo, nuovi wallet; se ne possono creare di nuovi anche per ogni transazione con la quale riceverete denaro.

Ripeto ancora, sono solo dei numeri, quindi non verrà fornito nessun dato sensibile, nessun nome e cognome, numeri di telefono, indirizzi e-mail o altro, niente. Solo numeri [casuali].

L’utente comunque, in generale, non vedrà mai il proprio wallet in questa forma. L’accesso e l’uso del wallet è reso più semplice affinché qualsiasi utente, anche poco esperto, possa accedervi.

Backup

Le identità (quindi il wallet digitale) che sfruttando la crittografia - sono fatte di numeri - vengono sempre generate sul dispositivo dove deciderete di crearle. Per questo, come scritto poco fa, è assolutamente importante eseguire un backup del vostro wallet una volta creato. Le applicazioni wallet più diffuse, vi ricorderanno in continuazione, con messaggi ben evidenti, di effettuare questa operazione.

L’operazione di backup è semplice, vi verrà mostrata una lista di parole, legata in modo matematico e univoco al vostro wallet. Questa lista sarà da memorizzare o scrivere su un foglio di carta da tenere ben nascosto e al sicuro.

Non importa la quantità di valore che depositerete sul vostro wallet, il backup unico che avrete fatto all’inizio sarà e rimarrà sempre valido.

Nel caso perdiate il vostro dispositivo, o se vi venisse sequestrato, potrete importare il backup su un nuovo dispositivo semplicemente reinstallando l’applicazione e inserendo la lista di parole.

Se però perdete il dispositivo e anche il backup, quei soldi saranno persi per sempre e per tutti. Nessuno sarà in grado di recuperarli. Siate quindi ben responsabili dei vostri soldi.

Nel caso non vi fidiate pienamente di voi stessi, ci sono comunque servizi online e pseudo-banche che forniscono delle modalità di utilizzo più semplici e protette da eventuali errori umani.

In quel caso, però, vi starete in parte o completamente fidando di qualcuno. Starete di fatto sperando che lo stato non arrivi e vi rubi o blocchi i soldi su quel servizio online dove li avrete depositati.

Mi raccomando, proteggete comunque con una password e cifrate le vostre applicazioni sui dispositivi. In genere la maggior parte delle applicazioni wallet comprendono già questa funzionalità di protezione.

Privacy

Tornando al funzionamento dell’identità del vostro wallet, la crittografia, oltre a poter essere usata per “nascondere”, può anche essere usata per firmare digitalmente.

Senza andare troppo nei dettagli tecnici, che potete comunque trovare altrove, la crittografia garantisce anche questo aspetto.

Quando invierete delle criptovalute, quindi senza l’uso di identità verificate, ma anonime, inserirete l’indirizzo del wallet del ricevente, che vi avrà comunicato precedentemente, e sarà lui e lui soltanto a ricevere quelle monete, e sempre solo lui potrà spostarle da quell’indirizzo.

Questo perché soltanto il ricevente avrà il “grande numero” privato (presente e nascosto sempre e solo nel suo wallet), che rappresenta la sua identità. Quindi soltanto lui, cioè, il dispositivo che sta usando, potrà formulare certi risultati matematici, che saranno poi verificabili dagli altri utenti, grazie invece al numero “pubblico” che gli avrà precedentemente dato.

Grazie a questo funzionamento che non richiede l’utilizzo di identità verificate - quindi senza documenti e dati sensibili - e alla rete peer to peer senza server centrali (senza intermediari), si raggiunge anche la garanzia di una maggiore privacy.

I trasferimenti nelle criptovalute non portano con sé nomi, per cui è difficile, se non impossibile, sapere chi trasferisce e a chi. In poche parole, non si può facilmente sapere chi ha guadagnato e quanto.

Sul Bitcoin e molte altre criptovalute però, come ho già scritto in precedenza, e almeno fino a questo preciso istante in cui sto scrivendo, tutti i trasferimenti sono pubblici.
Come già detto non ci sono identità, sono solo numeri, ma essendo visibili tutti gli indirizzi dei wallet e tutti i trasferimenti, è possibile fare delle ricerche incrociate.

Da queste ricerche, in alcuni casi, è possibile riuscire a collegare identità fisiche a quelle dei wallet.

Questo è possibile, ad esempio, se si conosce l’identità fisica di uno dei due utenti che partecipano al trasferimento. Ed è più semplice nel momento in cui un trasferimento arriva o viene mandato non ad un wallet privato, ma ad un servizio tipo banca o di cambio (tipo exchange) dove, per la registrazione, all’utente è richiesta invece la verifica di identità.

Per questo Bitcoin, ad oggi, non è la miglior criptovaluta sull’aspetto privacy.

Ci sono tecniche e wallet dedicati che rendono più difficile questo tipo di ricerche su Bitcoin, ma oltre a questi possibili metodi, ci sono altre criptovalute più focalizzate su una maggiore privacy per l’utente. In alcune di queste, oltre a non essere visibili gli indirizzi del mittente e del ricevente, non sono visibili nemmeno le quantità trasferite.

Riprendendo una delle premesse fatte all’inizio dell’articolo, non ha senso focalizzare il discorso solo su Bitcoin. Questa è una tecnologia molto ampia e in continua evoluzione, focalizzarsi solo su una, sarebbe come giudicare una spiaggia da un singolo granello di sabbia.

Magari Bitcoin si evolverà, ma ci sono già ora varie altre criptovalute alternative pronte ad essere utilizzate per situazioni dove esso non sia attualmente il candidato più adatto.

Esistono criptovalute pensate per dare il meglio in ogni circostanza.

Come funzionano le stablecoin?

All'inizio del testo vi avevo parlato delle stablecoin. Di seguito approfondirò alcuni aspetti del loro funzionamento.

Il valore “stabile” di queste monete, dette anche token, è mantenuto grazie alla fiducia che il mercato dà ai loro emettitori centralizzati, oppure alla gestione automatizzata di un programma che gira sulla stessa rete delle criptovalute. Questo genere di programmi si chiamano “smart contract”.

Il funzionamento delle stablecoin di tipo “centralizzato” è relativamente semplice.

L’emettitore “A” riceve un deposito sul suo conto bancario da un suo utente, ad esempio di 100 euro (EUR). Emette quindi sulla rete di una criptovaluta, 100 A-EUR, praticamente: “100 token EUR di A”. Li invierà poi al wallet dell’utente che ha fatto quel deposito, perché possa usarli come meglio crede.

Immaginatele come se fossero i punti di un supermercato, il cui valore per ognuno di essi fosse fissato a 1 euro. In questa situazione, il supermercato garantirebbe un cambio per ognuno di essi ad 1 euro.

I punti, però, visto che stiamo parlando di criptovalute, sono scambiabili liberamente online, senza che sia richiesta la conoscenza dell’identità dei suoi utilizzatori.

I trader, cioè chi effettua scambi sui mercati online, se si fidano dell'emettitore “A”, scambieranno questo token con altre criptovalute dandogli il valore corrispondente in euro. Se poi un trader vuole ad esempio ritirare 60 euro “normali” dall’emettitore, andrà a depositargli, praticamente restituirgli, 60 A-EUR. In questa operazione di consegna dei 60 euro “normali”, l’emettitore andrà anche a distruggere, o comunque a togliere dalla circolazione, i 60 A-EUR che avrà ricevuto indietro.

Specifico: il valore del token (in questo caso di stablecoin centralizzata) sta nel fatto che il mercato si fidi (o meno) che per ogni A-EUR emesso, ogni volta che verrà restituito, l'emettitore garantirà un cambio 1:1, salvo commissioni precedentemente definite.

Per quanto riguarda invece la soluzione “smart contract”, il programma che si trova direttamente sulla rete gestisce in modo automatico - senza quindi intervento umano - l’emissione e il ritiro dal mercato di tali stablecoin.

In questo modo lo smart contract influenza domanda ed offerta, con il risultato di mantenere il valore vicino a quello della moneta fiat scelta come punto di riferimento.

In questo caso la “fiducia” del mercato sta nel fatto che il programma sia scritto bene, che non ci siano bug, e che la rete della criptovaluta su cui gira il programma sia altrettanto solida.

Non solo: esistono progetti più avanzati, già avviati, che permettono di avere delle stablecoin che non abbiano alcun legame neppure con il valore di mercato di una moneta fiat, in previsione dell’eventualità che queste ultime, per qualche motivo, spariscano completamente.

Ho spiegato le stablecoin per mettere in evidenza che, mentre le criptovalute si evolveranno e si diffonderanno, per chi vorrà utilizzare delle monete più “stabili”, e quindi meno volatili nel loro cambio di valore, ma che conservano sempre alcune funzionalità delle criptovalute, potrà e può già farlo.

Servirà capire quando questo possa essere conveniente, visto l’effetto dell’inflazione che subiranno anche loro...

Oltre a questo, è probabile che in poco tempo anche grosse entità come grandi social network e grosse catene di distribuzione inizieranno ad emettere e distribuire le loro monete, alcune magari promosse come stablecoin.

Saranno però comunque molto più regolamentate e meno libere di quelle attualmente utilizzate insieme alle criptovalute.

Aggiungo ora un dettaglio rispetto a quando ho iniziato a scrivere questo testo. Lo sviluppo delle stablecoin, sul mercato DeFi (Decentralized Finance) sta ricevendo un forte sviluppo, creando numerose alternative, fra cui anche pseudo-stablecoin che cercano di rimediare alla svalutazione delle monete fiat che rappresentano, e stablecoin anonime, non tracciabili.

Potrebbe anche capitare che la maggior parte della popolazione che inizierà ad interessarsi delle criptovalute, lo farà prima passando per questa via, magari non capendo nemmeno quale tecnologia staranno utilizzando.

Questo renderà comunque di fatto più facile la vita per gli utenti più esperti, che meglio sapranno sfruttare tutti i nuovi canali di pagamento che questo processo di diffusione porterà ad aprire.

La spinta al digitale dello stato

Lo stato italiano negli ultimi anni e mesi si è impegnato tantissimo per insegnare alla popolazione la digitalizzazione dei pagamenti con l'obiettivo di eliminare il contante. In tal modo lo stato fa sì che le persone siano completamente dipendenti da banche e da sistemi di pagamenti controllabili.

Raggiunto questo obiettivo basterà un click per escludere dal mondo, in ogni momento, una o più persone e qualunque forza politica avversa al governo del momento e al controllo dello stato.

Sarà altrettanto facile effettuare prelievi forzosi su tutti i conti correnti come fece Amato nel ‘92, o limitare l’accesso ai contanti e ai conti correnti come fece Draghi in Grecia nel 2015.

Central Bank Digital Currency (CBDC)

Al momento sono in corso di sviluppo anche le CBDC (Central Bank Digital Currency), e cioè monete digitali emesse da banca centrale.

Idealmente vengono promosse come un’unione tra la tecnologia che tiene in piedi le criptovalute e ciò che di fatto sono le monete fiat.

Potrebbero essere idealmente simili alle stablecoin, ma solo apparentemente.

Il risultato sarà invece quello di avere un’unica banca che conoscerà ogni trasferimento di denaro di qualsiasi persona, cioè di tutta la popolazione, persone fisiche e attività imprenditoriali.

Fra le funzionalità già promosse ci sono quella di poter creare monete “a scadenza”, cioè, la possibilità di fornire delle monete - digitali in questo caso - che se non venissero utilizzate entro un determinato intervallo di tempo, sparirebbero dal vostro conto corrente.

Oppure la possibilità di impedire alle persone di un certo luogo, o qualcuno in particolare, di poter comprare qualcosa, un certo tipo di cibo, o l'accesso a qualche servizio, magari la possibilità di prendere mezzi di trasporto come i treni.

Si trovano già numerosi articoli di come stia funzionando questo tipo di monete guardando ciò che sta succedendo in Cina anche con il suo sistema di crediti sociali.

C’è da ipotizzare però anche una cosa. Le monete fiat (euro, dollari, yuan, etc.) sono potenzialmente in competizione fra loro, perché sono gli stati – o i gruppi di stati - i primi ad essere in competizione fra loro.

La situazione economica negativa di uno stato può essere il vantaggio di un altro, anche per una futura possibile invasione.

Per questo c’è una possibilità, anche se non certa ma solo teorizzata, che i controlli fatti sui conti di questo nuovo tipo di monete fiat digitali sarebbero effettuati solo su persone residenti. Parliamo, cioè, di persone economicamente attive sul suolo dello stato dove queste monete vengono emesse.

Per le persone che si trovano all’esterno di questo stato, cioè, attive su altri stati, i controlli sui loro conti CBDC sarebbero nulli o comunque molto marginali, con il risultato di creare una situazione simile a quella dei paradisi fiscali.

L’obiettivo potrebbe essere quello di mettere in difficoltà uno stato avversario nel raccogliere tasse e perpetrare la diffusione della sua moneta fiat. Il potenziale danno economico inferto rappresenterebbe la debolezza da sfruttare per potersi prima infiltrare nelle sue istituzioni, grazie ad esempio alla corruzione, e poi, successivamente, invaderlo.

In un modo o nell’altro le monete fiat, anche completamente digitalizzate, avranno sempre e comunque l’obiettivo di tenere sotto controllo la popolazione locale e successivamente quella mondiale.

L’insieme

Ricapitolando, riporto di nuovo la prima premessa iniziale, cioè che ogni essere umano, compresi quelli che rappresentano l’apparato statale in ogni sua parte e forma, sono interessati a raggiungere i propri obiettivi nel minor tempo possibile. Tutto questo significa anche che, se è più difficile scoprire quando e quanto qualcuno guadagna, diventa più difficile sequestrare i suoi soldi e, di conseguenza, diventa più difficile tassarlo.

Mi sto avvicinando al punto fondamentale.

Accessibilità delle criptovalute

Questa tecnologia è ormai accessibile alla maggior parte della popolazione, ricchi e poveri: sono sufficienti il più semplice degli smartphone e un’economica connessione ad Internet.

Inoltre esistono da tempo varie carte di credito e di debito che permettono di spendere le criptovalute sia online che in qualunque POS, dal bar al supermercato.

Al momento del pagamento con la carta, le criptovalute vengono convertite automaticamente in moneta fiat, tipo l’euro. Il commerciante, quindi, vede giusto la carta di pagamento che già conosce bene, e non saprà che il cliente sta utilizzando questo nuovo tipo di moneta.

Certo in questo caso, usando una carta, ci si sta avvalendo di un intermediario. Le carte richiedono una completa verifica della vostra identità, quindi viene meno la tutela della propria privacy. Utilizzando questo metodo di pagamento ci si starebbe poi fidando del fatto che le criptovalute depositate sulla carta non vengano bloccate o rubate in qualche modo dall’intermediario stesso, o da un’entità sopra di lui, o da un possibile attacco hacker.

Se è vero che le carte sono molto utili e comode per certi usi, è anche vero che non è una buona idea depositarvi sopra tutte le vostre criptovalute, o comunque non più di quelle che vi portereste nel vostro normale portamonete.

Evitare le tasse

Ma allora, è vero che maggiore sarà la conoscenza su questo tema, e tanto più sarà resa facile questa tecnologia, tante più saranno le persone ad interessarsi?

Quanto diventerà più difficile per lo stato tassare la popolazione?

Sono domande che possono sorgere spontanee… Penso che all’inizio ci sarà comunque un lungo periodo durante il quale la maggior parte delle persone, un po’ perché ancora illusa sulla validità dello stato, un po’ per paura di non saper nascondere bene i propri soldi, deciderà di pagare tutte le tasse possibili.

Succederà per via della loro inesperienza nell’usare questa nuova tecnologia, questo pur avendo nel loro wallet una o più criptovalute, anche di quelle meno tracciabili.

Chiunque avrà però scelto di avvicinarsi alle criptovalute sarà avvantaggiato rispetto agli altri ancora fuori. Avendo nel proprio patrimonio anche qualcosa che tendenzialmente acquista valore, gli sarà più facile pagare le tasse e, quindi, godersi al meglio la propria vita.

Puntualizzo per l’ennesima volta: le criptovalute che avranno “in tasca” saranno qualcosa che, diversamente dalle azioni in borsa, o da quadri o diamanti, potranno essere utilizzate come moneta.

Gli influencer e divulgatori

Penso che rappresenteranno un aspetto fondamentale, visto che hanno una buona dimestichezza con le nuove tecnologie digitali, i pagamenti digitali, e i loro guadagni provengono per la maggior parte da servizi/prestazioni diffuse online, quindi intangibili. Intangibili quindi tendenzialmente più facili da far sfuggire al controllo dello stato.

Gli influencer influenzano la massa, per cui verrà naturale che tanto più sarà facile per loro l’accesso alle criptovalute, tanto più saranno incentivati a spingere la massa, i loro ascoltatori, al loro uso. Il vantaggio di una maggiore diffusione capillare delle criptovalute gli permetterebbe quindi di nascondere e usare più facilmente i loro guadagni senza dover sottostare al furto perpetrato dalle forze statali.

Commercianti

Col passare del tempo, essendoci sempre più persone che sapranno usarle, inizieranno anche ad aumentare i commercianti disposti ad accettarle come pagamento, per lo più convertendole immediatamente in euro.

Per alcuni sarà anche solo una scelta promozionale per la loro attività.

Ma anche i commercianti hanno appunto voglia di guadagnare di più con il minor costo e tempo possibile. Quindi qualcuno di loro, con gli euro guadagnati dall’attività, farà qualche primo investimento di prova nelle criptovalute.

Anche loro inizieranno così.

Man mano che diventeranno più esperti, alcuni di loro inizieranno ad accettare criptovalute senza più convertirle automaticamente in euro. Altri potrebbero anche iniziare ad accettarle, dai loro clienti più conosciuti, senza rilasciare scontrini.

Succederà ad un certo punto che alcuni commercianti, rendendosi conto del grosso vantaggio che portano le criptovalute, sia per il loro probabile aumento di valore nel tempo, sia per la possibilità di nascondere i guadagni, cominceranno ad offrire sconti ai clienti che verranno a pagare direttamente con esse.

Non è da escludere poi, visto l’alto costo del lavoro e visto che lo stato sta cercando sempre più di limitare il contante, che aumentino anche i lavori in nero pagati in criptovalute. Magari alcuni saranno pagati con le stablecoin già citate in precedenza, visto che anche quelle diventeranno presto completamente anonime.

Apparati statali

Come detto proprio all’inizio, anche tutte le persone che formano gli apparati statali, cioè politici, le forze di polizia, i militari, i servizi segreti, i giudici etc., anche loro, essendo esseri umani, punteranno in ogni momento a cercare di raggiungere i loro obiettivi con la minor fatica e il minor tempo possibili.

Come gli altri, anche loro verranno a contatto con questo tipo di monete, magari, all’inizio come un investimento di prova. Anche loro, infatti, hanno spese, mutui, famiglie da mantenere, piaceri e soddisfazioni personali da accontentare.

Quindi anche loro, inevitabilmente, apprezzeranno qualcosa che può renderli più ricchi rispetto alle inflazionate monete fiat.

Penso quindi che, più si troveranno a giovare loro stessi di questa tecnologia, tanto più difficilmente vorranno creare problemi alla sua diffusione, perché questo vorrebbe dire andare contro il loro stesso investimento.

Minare la diffusione di criptovalute significherebbe diminuire la probabilità che ne aumenti il loro uso nel tempo.

L’aumento d’utilizzo di una criptovaluta, che è quindi una moneta formata da una quantità limitata di unità, e per questo tendenzialmente deflattiva, la porta a diventare più rara.

Il diventare più rara porta ad un aumento del suo valore per chi già ne possiede.

È un po’ come se ci fossero solo 10 mele, e prima le vogliono solo 5 persone, poi 10 persone, poi 20 etc. queste mele diventano sempre più rare e quindi più preziose.

Non stiamo parlando però di mele, stiamo parlando di qualcosa che per le sue caratteristiche può essere utilizzata come moneta.

Perché quindi ad esempio un politico dovrebbe cercare di far limitare l’uso delle criptovalute, quando di fatto il loro aumento d’uso lo renderebbe invece più ricco?

Sarebbe insensato come un politico che investisse in un’azienda d’auto e poi, ad esempio, votasse per rendere illegale l’uso delle auto.

Criptovalute e corruzione

Non solo, i politici, ma anche tutti gli altri enti statali, avranno ora un modo molto più facile, semplice e veloce per farsi corrompere.

Invece di aprire conti correnti in paradisi fiscali con l’uso di prestanomi, dove serve fidarsi degli accordi che hanno questi governi locali con altri paesi e dove c’è il rischio che prima o poi qualcosa sfugga di mano (il rischio di ricatti etc.) potrebbero ricorrere all’uso delle criptovalute.

Basta appunto un semplice smartphone e una connessione ad Internet per ricevere una qualsiasi quantità di valore in forma completamente anonima.

Questi casi di corruzione potrebbero avvenire ben prima che la maggior parte della popolazione, ancora troppo ignorante su questa tecnologia, inizi a spostarsi verso di essa.

Magari sta già succedendo, forse non ancora in Italia, ma in altri paesi dove i politici sono più giovani e avvezzi alle tecnologie.

Conoscenza diffusa e gli statali

Diventando sempre più di conoscenza comune quale sia la principale differenza fra monete con una quantità limitata, e monete create in continuazione, quello che succederà è che saranno sempre meno quelli a volerne di quest’ultimo tipo.

Si preferirà la moneta buona a quella cattiva.

Sarà infine chiaro anche agli statali, con il loro lavoro garantito dal furto delle tasse e dall’inflazione, che quando si ritroveranno un aumento dello stipendio sapranno che questo è avvenuto grazie alla creazione di nuova moneta, e che quindi che porterà alla loro futura perdita di potere d'acquisto.

Alcuni si sentiranno presi in giro, altri sicuramente se ne staranno zitti, ma ogni volta che gli arriverà lo stipendio la prima cosa che faranno sarà correre a convertirlo in una moneta buona, in una criptovaluta.

Probabilmente succederà quello che sta già accadendo in paesi come il Venezuela, dove la polizia è completamente corrotta, e utilizza la violenza per rubare il denaro al popolo.

Ma forse no, in realtà, forse, le cose andranno finalmente in maniera diversa proprio perché utilizzeranno monete non più facilmente sequestrabili.

È infatti possibile leggere online storie di venezuelani che sono riusciti a lasciare il paese e portare con sé il valore di ciò che possedevano vendendo tutto in cambio di criptovalute.

Avevano solo i vestiti e i wallet in carta (i backup) o imparati a memoria, nel caso del wallet in formato "lista di parole". In questo modo, durante la loro fuga dal paese, non sono stati derubati né da comuni ladri né dai rappresentanti dello stato.

Quello che comunque succederà è che neanche la polizia e l’esercito vorranno più le monete fiat per farsi pagare, nessuno vorrà rischiare la propria vita per una paga misera e che perde valore in continuazione.

Lo stato svanisce

Con i politici e le altre infrastrutture statali sempre più corrotte, il popolo che cercherà di evitare il più possibile di farsi rubare in continuazione il proprio denaro con le tasse, la presa di coscienza da parte di tutti che una moneta che perde in continuazione valore - la moneta fiat - la si usa solo se imposta con la violenza, potrà allora esserci un solo risultato.

Lo stato garantisce la sua esistenza pagando la polizia, la forza violenta dello stato, con una moneta che alla fine non vorrà più nessuno, neppure gli appartenenti alle forze di polizia stesse.

Senza polizia, senza esercito, lo stato svanisce, e con esso la moneta fiat.

Niente più credito?

Ho sentito parlare di preoccupazioni per quanto riguarda maggiori difficoltà a fornire credito con le criptovalute, perché alcuni dicono che questo non sarà più facile come ora considerata la mancanza della moneta creabile all'infinito.

Non so se queste preoccupazioni fossero portate avanti più dall’ignoranza, o dalla malafede, visto che venivano anche da presunti “economisti studiati”.

Ma è anche vero che è pieno di questi economisti, professori ed esperti di una o l’altra materia, che dai primi anni della sua diffusione hanno previsto che il Bitcoin non sarebbe durato di più di qualche mese.

Come già scritto, il credito si potrà ancora concedere, anche utilizzando il credito creato grazie alla riserva frazionaria.

Inoltre, allo stesso modo come ci sono tutt’ora, esisteranno anche dopo le società di riscossione crediti.

Oltre a quanto appena scritto, va aggiunto che ormai siamo e saremo in un mondo completamente interconnesso, e che le criptovalute renderanno qualsiasi tipo di scambio ancora più facile.

Questo significa che si potrà sempre fare, come si fa già tutt’ora, crowdfunding e prestiti peer to peer. Sarà inoltre più semplice creare contratti simili alle società per azioni, creando e distribuendo token usati per distribuire poi i dividendi.

Tutto questo si può già fare tutt’ora. Il panettiere sotto casa potrà lanciare la sua raccolta fondi a livello mondiale, non solo nel paesello dove si trova. Potrà creare un accordo con i suoi finanziatori quanto più simile ad una società per azioni, ma sfruttando le ultime tecnologie delle criptovalute per farlo.

Tutto ciò si svolgerebbe senza tutta la regolamentazione, o meglio, la burocrazia statale che conosciamo oggi.

Come sarà possibile, quindi, fidarsi di tutte queste possibili raccolte di fondi?
Ci si affiderà ad una delle tante agenzie di rating che appariranno come funghi.

Non andrà così!

Per chi vive nella paura, c’è speranza che questo non sia il futuro?

Lo stato non potrà mai essere più efficiente di un sistema privato, perché lo stato non teme concorrenza e, non temendola, chi lavora al suo interno non è spronato a dare il meglio di sé. Lo stipendio degli statali è sempre garantito, ed è garantito dal furto portato avanti dalle tasse o dalla creazione infinita della moneta.

È come immaginare che un ristorante prepari sempre e per sempre dei pasti buoni da mangiare, in una situazione in cui continuerebbe ad essere pagato anche da chi nemmeno mai ci fosse entrato, da chi mai abbia mangiato un suo pasto. Che importanza avrebbe fare dei pasti buoni? Potrebbero anche fare schifo e comunque il ristoratore continuerebbe ad essere pagato. Perché impegnarsi se la paga è comunque garantita?

L’unico modo per portare avanti un sistema simile è quello di rubare in un modo o nell’altro, o direttamente, con le tasse, o imponendo l’uso a tutti di una moneta creabile all’infinito proprio dallo stesso “ristoratore”, rubando attraverso l’inflazione.

Questo sono le tasse, un furto.

Chi si opporrà a questa dissoluzione saranno le persone disoneste, il cui stipendio, spropositato rispetto a ciò che realmente forniscono alla società, sarà ed è tuttora mantenuto da questo continuo furto perpetrato dalle tasse e dall’inflazione. Loro sapranno di stare rubando perché la funzione di chi li paga - lo stato - sarà ormai chiara a tutti.

Gli stati cadranno uno ad uno.

Al loro posto sorgeranno strutture e istituzioni completamente private, che si potrà scegliere di pagare o meno, scegliendo di affidarsi ai servizi di una o dell’altra.

Sarà come è ora cambiare l’operatore telefonico.

Qualunque essere umano, che viva ancora all’interno di uno stato, ma che si trovi nelle vicinanze di questi nuovi ambienti completamente privati, cercherà in un modo e nell’altro di avvicinarsi e sfruttare questa nuova efficienza.

Questo argomento, su cosa succederà poi in futuro, dopo la fine dello stato, è ben studiato e discusso da vari economisti della scuola austriaca.

Alcuni nomi importanti, di cui vi consiglierei di leggere articoli e libri per farvi un po’ di infarinatura, sono: Mises, Hayek e Rothbard.
Ma non sono gli unici.
David Friedman e Larken Rose pubblicano tuttora molti articoli e materiale riguardo a questo argomento.

Consiglierei anche di leggere “Il Livello Zero in Economia e Politica” di Stefano Tonelli proprio per iniziare.

Freeism – l’economia del regalo

Esiste infine un’altra via possibile, o meglio, che potrebbe coesistere, ma che comunque non prevede la presenza dello stato.

Si tratta praticamente dell’economia del regalo, quella che vi era un tempo e si trova magari ancora tutt'oggi in alcune tribù, ma estesa a livello mondiale.

Sul Freeism potete trovarne la spiegazione in inglese scritta da Mark Nadal.

L’idea è di usare le ultime tecnologie in campo di decentralizzazione, e creare una web-of-trust. Cioè una rete di fiducia, feedback e recensioni di prodotti, servizi, persone, qualsiasi cosa.

L’ipotetico risultato sarebbe che si riceverebbero vantaggi, prodotti e servizi da parte di altre persone perché tutti saprebbero quanto avete fatto di buono e utile nel mondo.

Lo saprebbero per via della rete della web-of-trust che sarebbe distribuita allo stesso modo di come è tecnicamente distribuita la rete peer to peer delle criptovalute.

Queste persone poi, nell'offrire prodotti e servizi (questo perché vi valuterebbero meritevoli), lo farebbero anche per poter ricevere da voi recensioni positive. Tali recensioni potrebbero poi essergli utili per essere apprezzati nel resto del mondo.

Così come questi donatori hanno dato qualcosa a voi, potranno anche loro ricevere qualcosa da qualcun altro, in un circolo virtuoso.

Questa condizione non deve però essere confusa con quella che viene chiamata “banca del tempo”. Difatti, nella situazione appena descritta il parere sarebbe diretto e legato al grado di apprezzamento del servizio, favore o prodotto ricevuto. Per questo anche se ad esempio un servizio offerto potrebbe sembrare apparentemente lo stesso, tutto dipenderà da quanto sarà apprezzato da chi lo avrà ricevuto attraverso una specie di votazione.

Il passaggio successivo è quanto poi i pareri di una persona saranno considerati affidabili dalle altre persone, singolarmente da ognuna di loro.

Solo da ora, comunque, si può tentare di realizzare questo sistema a livello planetario, grazie alla diffusa connessione ad Internet e allo sviluppo che si è raggiunto nell’ambito delle reti decentralizzate.

Immaginare quali sarebbero i risultati di un’intera società contemporanea, per la prima volta basata completamente su questi nuovi presupposti e schemi economici, non è facile, ma credo che meriti sicuramente il tempo e lo sforzo mentale.

Ringraziamenti e conclusione

Questo testo non è “perfetto”, nel senso che mancherebbero citazioni e vari dettagli in più, come mi è stato suggerito.

Ma sono arrivato alla conclusione di concordare con quanto detto da uno sviluppatore di criptovalute.
Secondo lui, per far raggiungere la libertà all’umanità, non serve scrivere libri, articoli, creare registrazioni audio/video ecc…

In sostanza, se una cosa ti sembra ovvia ma la devi comunque spiegare significa allora che stai già fallendo.

Magari queste pubblicazioni saranno utili, ma per una minoranza della popolazione.
La maggioranza delle persone non ha tempo e voglia di documentarsi, ha già tanti problemi e le loro credenze.

In sostanza, più che scrivere un testo come questo, la soluzione reale starebbe proprio nel creare criptovalute e strumenti per rendere facile il loro uso, che non richiedano quindi spiegazioni.
Le soluzioni quindi arrivano sviluppandole, creandole e mettendole in mano alle persone.

Concordando con questa idea, non ho più avuto intenzione di migliorare e perfezionare ogni parte di quanto scritto.

Magari comunque qualcuno potrà trovarlo di spunto per creare altro o migliorarlo.

Questo testo è passato per molte mani, e tutti mi hanno dato il loro contributo con suggerimenti e correzioni.
Probabilmente queste persone preferiscono non essere citate visto il suo contenuto, ma ringrazio tutti.

Ringrazio in particolare un'ex e un’amica che hanno dedicato diverso tempo alla sua correzione, senza che comunque concordassero per forza su quanto scritto.